Il Faro on line - 04/05/2013- Acilia riabbraccia Don Mario Torregrossa |
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Sabato 08 Giugno 2013 12:41 |
Acilia riabbraccia Don Mario Torregrossa
Una folla commossa ha assistito alla tumulazione del prete del perdono nella chiesa di San Carlo da Sezze
Il Faro on line - Don Mario Torregrossa nacque a Messina il 5 maggio del 1944, ma per uno strano caso del destino, o per precisa volontà divina, si ritrovò ad essere audace condottiero di una delle tante parrocchie della sterminata, ed inquieta, periferia romana: San Carlo da Sezze ad Acilia. Don Mario Torregrossa, donma per gli amici, era un prete di frontiera uno di quelli, che non si risparmiano mai. Da sempre al fianco dei poveri e degli oppressi, fu antesignano di un'intera comunità spirituale e cittadina. La stessa che gli si strinse attorno, quando un infausto giorno, il 24 novembre 1996, rimase vittima di un vile attentato incendiario, proprio in quella "sua" tanto amata casa del Signore in cui si raccoglieva, tutte le mattine, in preghiera. Un attentato cui sopravvisse, qualcuno disse miracolosamente, e che minò, forse, definitivamente il suo, già precario, stato di salute. Da allora si sottopose ad interventi chirurgici per la ricostruzione di intere parti del corpo. Ma non mollò Don Mario, e costretto all'immobilità, dopo un anno di passione, decise di continuare ad esercitare il suo ministero e affrontare il processo che vedeva imputato il suo carnefice. E si dimostrò da subito incline al perdono e alla verità, valori per lui imprescendibili. Resistette, per ben dodici anni, al timone della comunità parrocchiale. Il giorno 30 dicembre 2008 si spense lasciando la chiesa di San Carlo, nata sotto suo impulso nel 1987, e il centro giovanile "Madonna di Loreto" creato per sua volontà nel 1993, e luogo protagonista di tante iniziative encomiabili, nelle mani del suo fidato e giovane vice parroco, Don Fabrizio Centofanti. Da ormai quasi 5 anni, dal giorno della sua tumulazione al cimitero "Verano" di Roma, i fedeli chiedevano il rientro delle spoglie di Don Mario nella sua chiesa. Desiderio avveratosi soltanto ieri.
Don Mario fa ritorno a casa in una mattina di maggio. Tra due giorni avrebbe compiuto 69 anni. Una folla di fedeli e amici, circa centotrenta persone, lo attendono trepidanti. Alcuni non ci credono ancora: "Sono anni che aspettavamo il ritorno, finchè non vedrò il feretro con i miei occhi non ci crederò", commenta Marisa volontaria storica della parrocchia, "credici tra poco arriverà e il nostro sogno sarà avverato", le ribatte prontamente Annalisa Ciarcelluti. Lei è un architetto, indefessa catechista del centro giovanile "Madonna di Loreto", ha seguito l'iter per permettere la tumulazione, all'interno della chiesa di San Carlo, di Don Mario. "Un processo impervio - spiega visibilmente commossa - seguito da me fin dall'inizio, ma ci siamo riusciti. Questo riconoscimento lo si riserva solo a personalità illuminate e lui lo era". L'orologio, intanto, segna le ore dieci. Una macchina si avvicina al colonnato dinnanzi la parrocchia, "E' Don Mario, è Don Mario!", esclamano felici i fedeli. Ora anche Marisa è convinta: Mario Torregrossa è di nuovo a casa. Il feretro fa il suo ingresso nel sagrato alle ore dieci e venti. Tutti, visibilmente commossi, riabbracciano, idealmente, il loro amico sacerdote. Il sacerdote del perdono e della speranza, come lo definisce all'inizio della celebrazione della messa Don Fabrizio Centofanti. "Hai portato a compimento la tua esistenza tra minacce e mille insidie - afferma rivolgendosi verso la bara posta davanti l'altare - eri un uomo che sapeva amare. Hai sempre aiutato tutti compreso me. Ciao Mario!". Tra la folla si poteva scorgere un emozionato Cristiano Rasi, candidato per il centrodestra alla presidenza del municipio decimo. Con lui, Emiliano Boschetto,consigliere uscente del Pd in Municipio, e presidente del C.i.a.o onlus associazione che opera all'interno del Centro Giovanile parrocchiale, con la Scuola d'Italiano per stranieri. "Sono cresciuto con donma - dice Boschetto - Un uomo controtendenza sempre al fianco di tutti i diseredati. Un uomo che ha scoperto la sua vocazione durante gli studi di legge, già da adulto, mosso da vivi sentimenti di solidarietà e compassione verso il prossimo". La messa, nel frattempo, è finita. Don Mario ora resterà legato indissolubilmente alla sua amata chiesa. Siamo sicuri che in molti, d'ora in poi, si recheranno lì a destra del portone d'entrata, sotto il grande crocefisso, per parlare con il loro confidente Don Mario.
Vincenzo Galvani
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Romasette.it - 26/01/2011 - PAROLE E MUSICA PER L'INTEGRAZIONE |
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Lunedì 28 Maggio 2012 11:20 |
Al Centro di Formazione Giovanile Madonna di Loreto, fondato da don Mario Torregrossa, una festa per presentare le attività della Scuola di italiano per stranieri Effathà e di Ciao onlus
di Chiara Comerci
QUI
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Romasette.it - 22/04/2011 - pranzo di Pasqua per i poveri |
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Lunedì 28 Maggio 2012 10:53 |
Circa 200 gli invitati al "Banchetto del Re" allestito nel salone del Centro di formazione giovanile Madonna di Loreto-Casa della pace
Duecento gli invitati speciali al "Banchetto del Re" tenutosi ieri, giovedì 21 aprile, presso il salone del Centro di formazione giovanile "Madonna di Loreto - Casa della Pace", fondato da don Mario Torregrossa ad Acilia. Un'occasione unica per molti di questi ospiti, persone emarginate o disagiate. Alcuni possiedono un tetto, ma vivono isolati e soffrono la solitudine.
A tutti loro e alla dignità cui hanno diritto ha pensato don Mario, compianto parroco di San Carlo da Sezze, nel dicembre 1983, instaurando una tradizione di oltre dieci anni, adesso mantenuta viva dagli animatori e dai giovani del Centro di formazione. «Poche persone hanno saputo cercare con tanta intensità Dio nell'altro, come don Mario ha fatto con i poveri e gli emarginati», ricorda don Fabrizio Centofanti, prima suo viceparroco e ora suo successore in parrocchia. «Accanto a lui abbiamo respirato la gioia di vivere e scoperto la bellezza del Vangelo vissuto radicalmente».
A Pasqua questa gioia i suoi giovani la donano ai meno fortunati, allestendo il salone con palloncini, fiori e centrotavola, con un rapido apparecchiare e sparecchiare in due turni e più squadre, tutti in divisa, come in un vero ristorante di lusso. Al ricco menù (antipasti, due primi, due secondi con contorno, frutta e dolci) hanno contribuito anche la comunità di San Carlo da Sezze e i volontari del centro di ascolto Caritas parrocchiale, che li seguono singolarmente durante l'anno. Il momento dell'aperitivo è stato riservato ai ragazzi del cosiddetto “gruppo Giovanni”, i più piccoli del Centro, che hanno preparato le tartine, servendole con bevande analcoliche.
Grande spazio anche all'animazione musicale a cura del cantautore Paolo Migani, di casa al Centro: «La voce dei senza dimora è sempre silenziosa, poco interessante, se ne sente l'eco nelle strade, ma quasi nessuno vuole ascoltarla. Qui tutti insieme regaliamo loro un momento privilegiato, ed io quello che amo di più: la musica».
Al termine del pranzo, gli ospiti graditi “del Re” si sono accomiatati, portando con sé la colomba pasquale e gli ovetti racchiusi in una simpatica confezione a forma di coniglio, con l'augurio di poter continuare a godere della Provvidenza nella loro vita.
di Margherita De Donato su Romasette.it qui
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Il Centro su romasette.it ! |
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Sabato 20 Novembre 2010 16:17 |
In diocesi: Don Centofanti, la passione per la carità e i libri
Don Fabrizio, parroco di San Carlo da Sezze, ha raccolto l'eredità spirituale di don Mario Torregrossa. Anima il Centro di formazione giovanile "Madonna di Loreto-Casa della Pace"
(di Laura Badaracchi)
C'erano una volta dieci, cento, mille ragazzi o forse più che frequentavano il Centro di formazione giovanile “Madonna di Loreto-Casa della Pace”, ad Acilia. Tutti intorno a un prete romano che per loro ha dato la vita e che pensando alla loro crescita era riuscito ad aprire, nel '77, un luogo di incontro e confronto per camminare insieme nella fede in uno stile di condivisione. E i semi sparsi da don Mario Torregrossa, spentosi il 30 dicembre 2008 a 64 anni, continuano a germogliare in nuovi ed “ex” adolescenti che lo chiamavano “Domma”, oggi adulti, impegnati a far sì che quel progetto continui a dare frutti. Perché i mattoncini della struttura siano sempre resi vivi e accoglienti da formatori, animatori e volontari, a servizio dei ragazzi del territorio - dagli undici anni in su - che vogliano usufruirne.
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