Home Rassegna stampa Stampa locale La Gazzetta di Casal Palocco - 02/02 - Giovani volontari in Africa
La Gazzetta di Casal Palocco - 02/02 - Giovani volontari in Africa Stampa E-mail
Cosa ha spinto dei giovani del nostro quartiere a trascorrere le vacanze facendo volontariato in Africa?
“La Gazzetta” lo ha chiesto a Fabiana Arrivi (26 anni, studentessa in Medicina) e Mimma Bombara (35 anni, impiegata) che hanno partecipato ad una missione di un mese in Angola insieme ad altri volontari del V.I.S. – organizzazione non governativa di Volontariato Internazionale per lo Sviluppo – e del Centro di formazione giovanile di don Mario Torregrossa alla Madonnetta, tra i quali figurano anche Gianni Conte (26 anni, autore delle fotografie qui pubblicate) ed Elisabetta Scialanca (24 anni).

Ragazze, cosa vi ha indotto a partire?

MIMMA: “Da circa cinque anni collaboro con il VIS dove ho conosciuto Piera, un’infermiera romana che da un anno lavora in uno dei campi profughi a Lwena. Così quest’estate ho deciso di impiegare le mie ferie in un mese di fede e servizio, a stretto contatto con la missione salesiana di Don Bosco che opera in Angola da circa dieci anni. Nel mese di giugno i ribelli dell’UNITA, che assediano la città, hanno attaccato due aerei dell’ONU. Ho avuto un po’ di paura, ma poi mi sono affidata a Dio e sono partita.”

FABIANA: “Non c’è alibi che tenga: il senso di responsabilità nei confronti di situazioni simili urla, e non solo come Occidente, come paesi ricchi, ma soprattutto come singoli, come uomini di fronte ad altri uomini, come cristiani”.

Cosa avete trovato?

MIMMA: “In Angola la guerra va avanti da 35 anni, incurante degli accordi di pace e dei progetti umanitari. Lwena, poi, si trova nella zona dei diamanti che abbondano come il petrolio. Tutti sanno che la gente più ricca sono i ministri ed i generali dell’esercito che possiedono tutte le agenzie aeree, ma nessuno può fare nulla perché sono loro i responsabili della giustizia e delle amministrazioni delle regioni. La presenza dell’UNITA fa ormai comodo anche al governo: tutti vendono diamanti e comprano armi. A fare le spese di questa situazione è come al solito la popolazione civile che, aggredita e con le abitazioni in fiamme, si riversa tutta in città, più sicura perché “blindata” da soldati e poliziotti, ma senza acqua ed elettricità. I bambini ed i ragazzi dai dieci ai sedici anni fuggono per non essere reclutati a forza dall’UNITA. Anche le ragazze vengono importunate.”

FABIANA: “Mi ha stupito il loro modo di affrontare le difficoltà. Sono un popolo molto forte e coraggioso; forse è stata proprio la guerra a sviluppare questa loro caratteristica. Ci sono molte donne con cinque, sei figli e senza mariti, perché uccisi o le hanno abbandonate, che vivono con una grinta impensabile, ricominciando ogni giorno daccapo. Devono trovare soldi sufficienti per far mangiare la famiglia numerosa. Se poi un giorno trovano un bimbo abbandonato, non esitano a prenderlo e a fare anche a lui da padre e mamma premurosa. Sembrano instancabili: si alzano alle cinque del mattino; un momento di preghiera alle sette, poi come tante formiche popolano il mercato con i loro banchetti di cipolle e aglio, qualche pomodoro, sale, farina o caffè. Portano dei pesi enormi sulla testa per tragitti lunghi e spesso il figlio più piccolo sulla schiena, avvolto in un grande foulard.”

Come e dove vi siete date da fare?

MIMMA: “Nel piccolo centro di salute creato da Piera, l’infermiera, in collaborazione con Medici senza frontiere e Unicef che organizza corsi per partorienti ed esegue il Programma Alimentare Mondiale (PAM) dell’ONU per i bambini malnutriti e orfani di guerra. La città vive in uno stato di emergenza: tutti quelli che l’hanno dominata (UNITA, governo, Cuba) vi hanno disseminato mine intorno, quindi la popolazione può coltivare solo pochi terreni.”

FABIANA: “Sono stata a stretto contatto con i giovani ed i bambini dell’oratorio di Mota: mi sono entrati nel cuore; sono pieni di voglia di vivere e cantano, giocano, amano come noi non sappiamo fare.”

Concludiamo con una vostra riflessione...

MIMMA: “Non esiste una strada giusta per una soluzione immediata, ma occorre che ciascuno di noi sia consapevole che al mondo troppo sangue è sparso inutilmente e che si fanno troppe guerre solo per interessi economici.”

FABIANA: “Spero che le situazioni vissute in una città come Luanda di quattro milioni di abitanti e piena di contraddizioni (bei locali sul mare come in Sardegna e poi quartieri senza acqua e case fatte di lamiere, fango e mattoni) ci diano la spinta a capovolgere il significato di vita felice e di realizzazione personale. Una vita sobria, di amore e semplicità è l’obiettivo, non solo per senso di giustizia, ma anche perché è il modo per essere felici.”
Chi volesse saperne di più, può contattare Fabiana, Mimma, Gianni e Betta presso il Centro di formazione giovanile (via di Macchia Saponara, 106) dove sono tra i tredici insegnanti che danno gratuitamente lezione di italiano agli extracomunitari, tutti i giovedì e venerdì dalle 19 alle 20:30.

(di Margherita De Donato)