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Domenica 31 Gennaio 2010 10:53
Il “continente digitale” – ricorda Papa Benedetto XVI – costituisce un enorme potenziale di connessione,  di comunicazione e di comprensione tra individui e comunità, nonché un’opportunità di cooperazione tra popoli di diversi contesti geografici e culturali.

Otto anni dopo Parabole mediatiche, convegno voluto da Giovanni Paolo II, la Chiesa italiana promuove un’ulteriore occasione di incontro e di approfondimento, espressione della volontà di capire i mutamenti operati dalle nuove tecnologie nei modelli di comunicazione e nei rapporti umani, per non rimanere meri consumatori, ma testimoni della vivacità della fede cristiana anche in questa nuova cultura.

Il Convegno nazionale “Parabole mediatiche: fare cultura nel tempo della comunicazione”, promosso dalla Commissione Episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali, è stato il principale appuntamento della Chiesa italiana del 2002. Attraverso questo convegno, che è culminato con l’udienza speciale del Santo Padre, si sono sviluppate le indicazioni degli Orientamenti pastorali per il primo decenio del 2000 “Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia”.

Fornire informazioni, contenuti multimediali e stimolare il dialogo interattivo attorno al convegno nazionale “Testimoni digitali. Volti e linguaggi nell’era crossmediale” (Roma 22-24 aprile 2010) è la mission del sito www.testimonidigitali.it on line dal 24 gennaio 2010. Il convegno è promosso dalla Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali ed è organizzato dall’Ufficio per le comunicazioni sociali e dal Servizio nazionale per il progetto culturale della Cei.

“Il sito utilizza le opportunità offerte dai social network ed è suddiviso in diverse aree e sezioni multimediali che va dalle news, alle fotografie, allo spazio audio-video, ma anche a pagine web convenzionali come quella dell’ufficio stampa nella quale sarà possibile leggere, scaricare i comunicati e la rassegna stampa, oltre che l’accreditamento on line per i giornalisti” spiega Giovanni Silvestri, responsabile del Servizio informatico della Cei. L’area “informazioni per partecipare” sarà molto utile per quanti vorranno saperne di più circa la partecipazione al convegno e all’udienza con Benedetto XVI in Vaticano.

“Le nuove tecnologie digitali hanno modificato l'utilizzo di Internet – sottolinea monsignor Domenico Pompili, portavoce della Cei -. Una volta l'attività principale era la consultazione di siti web per ottenere informazioni. Oggi il web è diventato un luogo di partecipazione e di condivisione”.  La novità del sito internet è rappresentata da una community, moderata da Saverio Simonelli, caporedattore di Tv2000, nella quale sarà possibile interagire e confrontarsi su tematiche inerenti vecchi e nuovi media. Una sezione, poi, sarà quella dei blog curati da sacerdoti, religiosi e laici tra i quali Chiara Giaccardi, docente all’Università cattolica del Sacro Cuore di Milano, don Fortunato Di Noto, presidente dell’Associazione Meter; padre Giulio Albanese, direttore di Popoli e Missione; don Marco Sanavio, firma della rubrica Tipi da web su Avvenire, e Ernesto Diaco, vice responsabile del Servizio nazionale per il progetto culturale della Cei. Sarà invece don Paolo Padrini, l’inventore di I-Breviary a curare l’area Wiki del sito internet ripetendo l’esperienza di un anno fa in occasione della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Un’area sarà poi dedicata ai social network con l’apertura di un canale  Youtube e con la possibilità di “cinguettare” sui temi del convegno con Twitter. Spazio anche al gruppo su Facebook e su Anobii che vede impegnati in prima linea i corsisti del corso Anicec. Nell’area “mediacenter” del sito www.testimonidigitali.it da oggi sono disponibili i servizi giornalistici e gli approfondimenti di Avvenire, Tv2000, Radio InBlu e i lanci dell’Agenzia Sir attuando quella “sinergia” che da sempre ha caratterizzato i media collegati alla Cei. Il sito è curato dalla redazione web di chiesacattolica.it composto dall’Ufficio comunicazioni sociali e dal Servizio informatico della Cei in collaborazione con Seed Edizioni Informatiche.

Fonte: agensir.it

Alle ore 12 del 24 aprile 2010, nell’Aula Paolo VI, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza i partecipanti al Convegno nazionale "Testimoni digitali. Volti e linguaggi nell’era crossmediale", promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto agli 8.000 animatori della comunicazione presenti:

Eminenza,

Venerati Confratelli nell’episcopato,

cari amici,

sono lieto di questa occasione per incontrarvi e concludere il vostro convegno, dal titolo quanto mai evocativo: "Testimoni digitali. Volti e linguaggi nell’era crossmediale". Ringrazio il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Cardinale Angelo Bagnasco, per le cordiali parole di benvenuto, con le quali, ancora una volta, ha voluto esprimere l’affetto e la vicinanza della Chiesa che è in Italia al mio servizio apostolico. Nelle sue parole, Signor Cardinale, si rispecchia la fedele adesione a Pietro di tutti i cattolici di questa amata Nazione e la stima di tanti uomini e donne animati dal desiderio di cercare la verità.

Il tempo che viviamo conosce un enorme allargamento delle frontiere della comunicazione, realizza un’inedita convergenza tra i diversi media e rende possibile l’interattività. La rete manifesta, dunque, una vocazione aperta, tendenzialmente egualitaria e pluralista, ma nel contempo segna un nuovo fossato: si parla, infatti, di digital divide. Esso separa gli inclusi dagli esclusi e va ad aggiungersi agli altri divari, che già allontanano le nazioni tra loro e anche al loro interno. Aumentano pure i pericoli di omologazione e di controllo, di relativismo intellettuale e morale, già ben riconoscibili nella flessione dello spirito critico, nella verità ridotta al gioco delle opinioni, nelle molteplici forme di degrado e di umiliazione dell’intimità della persona. Si assiste allora a un "inquinamento dello spirito, quello che rende i nostri volti meno sorridenti, più cupi, che ci porta a non salutarci tra di noi, a non guardarci in faccia…" (Discorso in Piazza di Spagna, 8 Dicembre 2009). Questo Convegno, invece, punta proprio a riconoscere i volti, quindi a superare quelle dinamiche collettive che possono farci smarrire la percezione della profondità delle persone e appiattirci sulla loro superficie: quando ciò accade, esse restano corpi senz’anima, oggetti di scambio e di consumo.

Come è possibile, oggi, tornare ai volti? Ho cercato di indicarne la strada anche nella mia terza Enciclica. Essa passa per quella caritas in veritate, che rifulge nel volto di Cristo. L’amore nella verità costituisce "una grande sfida per la Chiesa in un mondo in progressiva e pervasiva globalizzazione" (n. 9). I media possono diventare fattori di umanizzazione "non solo quando, grazie allo sviluppo tecnologico, offrono maggiori possibilità di comunicazione e di informazione, ma soprattutto quando sono organizzati e orientati alla luce di un’immagine della persona e del bene comune che ne rispetti le valenze universali" (n. 73). Ciò richiede che "essi siano centrati sulla promozione della dignità delle persone e dei popoli, siano espressamente animati dalla carità e siano posti al servizio della verità, del bene e della fraternità naturale e soprannaturale" (ibid.). Solamente a tali condizioni il passaggio epocale che stiamo attraversando può rivelarsi ricco e fecondo di nuove opportunità. Senza timori vogliamo prendere il largo nel mare digitale, affrontando la navigazione aperta con la stessa passione che da duemila anni governa la barca della Chiesa. Più che per le risorse tecniche, pur necessarie, vogliamo qualificarci abitando anche questo universo con un cuore credente, che contribuisca a dare un’anima all’ininterrotto flusso comunicativo della rete.

È questa la nostra missione, la missione irrinunciabile della Chiesa: il compito di ogni credente che opera nei media è quello di "spianare la strada a nuovi incontri, assicurando sempre la qualità del contatto umano e l’attenzione alle persone e ai loro veri bisogni spirituali; offrendo agli uomini che vivono questo tempo «digitale» i segni necessari per riconoscere il Signore" (Messaggio per la 44a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, 16 maggio 2010). Cari amici, anche nella rete siete chiamati a collocarvi come "animatori di comunità", attenti a "preparare cammini che conducano alla Parola di Dio", e ad esprimere una particolare sensibilità per quanti "sono sfiduciati ed hanno nel cuore desideri di assoluto e di verità non caduche" (ibid.). La rete potrà così diventare una sorta di "portico dei gentili", dove "fare spazio anche a coloro per i quali Dio è ancora uno sconosciuto" (ibid.).

Quali animatori della cultura e della comunicazione, voi siete segno vivo di quanto "i moderni mezzi di comunicazione siano entrati da tempo a far parte degli strumenti ordinari, attraverso i quali le comunità ecclesiali si esprimono, entrando in contatto con il proprio territorio ed instaurando, molto spesso, forme di dialogo a più vasto raggio" (ibid.). Le voci, in questo campo, in Italia non mancano: basti qui ricordare il quotidiano Avvenire, l’emittente televisiva TV2000, il circuito radiofonico inBlu e l’agenzia di stampa SIR, accanto ai periodici cattolici, alla rete capillare dei settimanali diocesani e agli ormai numerosi siti internet di ispirazione cattolica. Esorto tutti i professionisti della comunicazione a non stancarsi di nutrire nel proprio cuore quella sana passione per l’uomo che diventa tensione ad avvicinarsi sempre più ai suoi linguaggi e al suo vero volto. Vi aiuterà in questo una solida preparazione teologica e soprattutto una profonda e gioiosa passione per Dio, alimentata nel continuo dialogo con il Signore. Le Chiese particolari e gli istituti religiosi, dal canto loro, non esitino a valorizzare i percorsi formativi proposti dalle Università Pontificie, dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e dalle altre Università cattoliche ed ecclesiastiche, destinandovi con lungimiranza persone e risorse. Il mondo della comunicazione sociale entri a pieno titolo nella programmazione pastorale.

Mentre vi ringrazio del servizio che rendete alla Chiesa e quindi alla causa dell’uomo, vi esorto a percorrere, animati dal coraggio dello Spirito Santo, le strade del continente digitale. La nostra fiducia non è acriticamente riposta in alcuno strumento della tecnica. La nostra forza sta nell’essere Chiesa, comunità credente, capace di testimoniare a tutti la perenne novità del Risorto, con una vita che fiorisce in pienezza nella misura in cui si apre, entra in relazione, si dona con gratuità.

Vi affido alla protezione di Maria Santissima e dei grandi Santi della comunicazione e di cuore tutti vi benedico.