Credo Amo Spero
| Fede Speranza e Carità spiegate da don Mario |
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| Marcianum Press |
| L'altra XIII - 10/00 - Intervista a don Mario |
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Quattro anni sono ormai trascorsi dal tragico giorno in cui Don Mario Torregrossa, parroco della Chiesa San Carlo da Sezze, fu oggetto della ferocia di un piromane che in pochi istanti lo ridusse in fin di vita. I momenti più duri, caratterizzati da numerose operazioni di dermoplastica e per il recupero dell’uso degli arti sono ormai passati e, nonostante sia ancora costretto a muoversi su una sedia a rotelle è tornato a svolgere quasi tutte le attività che era solito fare un tempo. Per i fedeli è consuetudine vederlo muoversi liberamente nei locali della parrocchia e trovarlo presente e disponibile a tutte le iniziative che vengono programmate. Ci sono delle funzioni che non riesce più a svolgere a causa dell’incidente? “Riesco a svolgere quasi tutte le attività che svolgevo prima. Dove non arrivo da solo mi aiutano nel trasporto della carrozzina, come è accaduto giorni fa in occasione della celebrazione di un matrimonio in una chiesa del centro e sono state necessarie otto persone per trasportarmi, ma per il resto mi muovo abbastanza autonomamente. Anche durante la giornata giubilare della gioventù, sono stato presente a tutte le iniziative e con grande stupore di tutti i ragazzi (ndr. 350 polacchi ospitati per l’evento). Molti non sapevano di trovarmi qui, oppure non conoscevano il seguito della mia storia. Alcuni pensavano che stessi completamente bene altri addirittura che fossi morto: tutti sono comunque rimasti stupiti e nello stesso tempo entusiasti nel vedermi sempre presente in tutto”.In quale altro modo è cambiata la sua vita dopo l‘esperienza vissuta? “Ho un atteggiamento mentale diverso sia nei confronti degli altri che della vita. Sono diventato più tollerante e disponibile. Chi mi sta vicino dice in maniera scherzosa che non sono affatto cambiato e che ho lo stesso caratteraccio di prima, ma io credo di essere maturato. Forse sarebbe successo lo stesso non lo so. Comunque l’incidente non mi ha inasprito, ma mi ha reso più disponibile. Inoltre prima non conoscevo la categoria dell’imprevisto. Dovendo organizzare sempre molte cose pianificavo tutto senza considerare che ci può essere l’imprevisto che cambia le cose, la vita, come è stato nel mio caso. E’ una categoria che esiste e va accettata.” Ricorda qualcosa in particolare di quei tragici momenti? “Non ci penso più. E’ successo ma ho dimenticato. Ho troppe cose da fare oggi per stare con la testa voltata in dietro. Cosa che invece non fanno le persone che mi sono vicine che non mi lasciano mai solo. Io le capisco ma poi mi infastidiscono perché penso alle tante cose che ci sono da fare.” Tempo fa disse di aver perdonato chi ha compiuto l’insano gesto. E’ sempre dello stesso parere? “Certamente e il mio perdono ha avuto un effetto positivo anche sulla gente che ha cominciato a confessarsi di più. La confessione è il sacramento del perdono e la gente negli ultimi anni ci si è avvicinata di più. Il mio incidente purtroppo non è un caso isolato.” Vuol dire forse che l’essere sacerdote è diventata una vocazione pericolosa e che chi la sceglie deve tenerne conto? “Non potevo mettere in conto quello che ho subito. Però sono sicuro che il sacerdozio oggi è molto più rischioso, soprattutto nelle grandi città. La vita non consente di stare fuori da certe cose e anche la gente ci coinvolge di più e ha delle aspettative nei confronti della chiesa, a volte addirittura delle pretese. Si dice che Roma sia una delle città maggiormente anticlericali, ma poi nella realtà non è così perché la gente, magari di nascosto, viene e poi pretende.” Lasciamo Don Mario alle sue innumerevoli attività: tra breve la parrocchia sarà coinvolta nel Giubileo delle famiglie e come sempre lo vedremo in prima fila. Intervista di Paola Pelone, “L’altra XIII” (edizione Ottobre 2000 – Sito Internet: www.altraxiii.it) |





fin di vita. I momenti più duri, caratterizzati da numerose operazioni di dermoplastica e per il recupero dell’uso degli arti sono ormai passati e, nonostante sia ancora costretto a muoversi su una sedia a rotelle è tornato a svolgere quasi tutte le attività che era solito fare un tempo. Per i fedeli è consuetudine vederlo muoversi liberamente nei locali della parrocchia e trovarlo presente e disponibile a tutte le iniziative che vengono programmate. Ci sono delle funzioni che non riesce più a svolgere a causa dell’incidente? “Riesco a svolgere quasi tutte le attività che svolgevo prima. Dove non arrivo da solo mi aiutano nel trasporto della carrozzina, come è accaduto giorni fa in occasione della celebrazione di un matrimonio in una chiesa del centro e sono state necessarie otto persone per trasportarmi, ma per il resto mi muovo abbastanza autonomamente. Anche durante la giornata giubilare della gioventù, sono stato presente a tutte le iniziative e con grande stupore di tutti i ragazzi (ndr. 350 polacchi ospitati per l’evento). Molti non sapevano di trovarmi qui, oppure non conoscevano il seguito della mia storia. Alcuni pensavano che stessi completamente bene altri addirittura che fossi morto: tutti sono comunque rimasti stupiti e nello stesso tempo entusiasti nel vedermi sempre presente in tutto”.